In Piazza Bartolo Longo sorge il celebre Santuario della Beata Vergine del Rosario. Un tempo, questa vasta area detta Campo Pompeiano fu feudo prima di Luigi Caracciolo e poi di Ferdinando d’Aragona, finchè nel 1593 divenne proprietà di Alfonso Piccolomini.
Da questo momento inizia un lento ma inesorabile declino al quale pose termine Bartolo Longo, un avvocato della provincia di Brindisi, che giunse qui per amministrare le proprietà della Contessa De Fusco, che sposò nel 1885.
Fu allora che i coniugi Longo decisero di impegnarsi nella divulgazione della fede. Istituirono nella chiesa del SS. Salvatore la Confraternita del Santo Rosario per la raccolta di fondi atti a costruire il Santuario dedicato alla Vergine.
Il 7 Maggio del 1891 il Santuario progettato dall’architetto Antonio Cua che si occupò dei lavori a titolo gratuito fu consacrato. A lui subentrò nel 1901 Giovanni Rispoli che diresse i lavori della facciata monumentale culminante nella statua della Vergine del Rosario, opera di Gaetano Chiaromonte scolpita in un unico blocco di marmo di Carrara; la facciata è a due ordini: quello inferiore è in stile ionico, quello superiore è in stile corinzio. Nel 1901 il Santuario è divenuto Basilica Pontificia grazie a papa Leone XIII.
Il campanile, che ha il suo ingresso da una porta di bronzo, è a cinque piani e fu disegnato da Aristide e Pio Leonori. La Basilica è a croce latina con tre navate; quella centrale culmina in una cupola di ben 57 m. d’altezza.
Il quadro della Vergine del Rosario con il Bambino e ai lati San Domenico e Santa Caterina da Siena è custodito sull’altare maggiore ed ha una cornice di bronzo dorato contornata dai quindici misteri del Rosario dipinti da Vincenzo Paliotti; questa tela è diventata oggetto di profonda venerazione in tutto il mondo.
Il dipinto fu comprato da un rigattiere da Padre Alberto Maria Radente del Convento di S. Domenico Maggiore che lo donò a Bartolo Longo. Accadde poi che, una giovane si era recata al Santuario per chiedere alla Madonna di essere guarita dall’epilessia, fossa guarita e, da quel momento, la chiesa è divenuta un luogo di pellegrinaggio internazionale.
I fedeli hanno arricchito il quadro con le loro offerte votive: oro, gioielli, pietre preziose, che oggi sono stati allontanati dalla tela per evitare dei danni alla stessa.
Poco distante dal santuario c’è la casa di Bartolo Longo il cui piano superiore è stato adibito a museo ed ospita stampe che descrivono le eruzioni del Vesuvio dal 1621 al 1944, nonché frammenti di minerali e rocce vulcaniche e fotografie.
Inoltre, c’è una biblioteca con 1300 volumi all’incirca e vari reperti provenienti da svariati siti archeologici vesuviani.
Testi: Teresa Gagliardi