La casa di Nettuno e Anfitrite è piccola,( circa 200 mq), rispetto agli standard delle domus delle classi agiate di Pompei ed Ercolano eppure al suo interno conserva un gioiello di altissimo valore artistico ovvero il triclinio estivo.

    Pur essendo tuttosommato piccolo rispetto ai triclini a cui siamo abituati riesce a sfruttare al meglio gli spazi. La mancanza di luminosità dovuta alla sua posizione è stata brillantemente superata dai progettisti creando una specie di pozzo dove la luce cade dall'alto.

    Veramente incentevoli sono i mosaici in pasta vitrea, (costosissima per l'epoca), con scene floreali e di caccia e in posizione centrale il mosaico con Nettuno e Anfrite , (la divinità marina e la sua compagna). Visto oggi questo ambiente lascia senza parole ma bisogna immaginarlo durante un banchetto con un piccolo gruppo di musicisti in un angolo e le ricche portate con composizioni scenografiche che arrivano deliziando la vista prima che la gola.

    Il secondo piano dell'abitazione è visibile dalla strada e da una stanza aperta per il crollo della parete esterna si intravede un tavolo in marmo. Al piano superiore si accedeva tramite una scalinata situata in un cubicolo. Il proprietario è un ricco commerciante e questo ci offre l'opportunità di comprendere il livello di opulenza raggiunto dalla società romana visto che persino una persona appartenente alla classe media della città ha potuto permettersi una sala di rappresentanza così bella (e costosa).

     

     

    Uno stretto corridoio portava alla caupona, (bar - tavola calda), evidentemente gestito dal proprietario della casa. La buona sorte ha voluto che di questo esercizio commerciale si fossero conservati anche i dettagli in genere impossibili da ritrovare dopo 2000 anni quali ad esempio la ringhiera in legno del ballatoio e le mensole dove venivano riposte le anfore.

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