Si ritiene che la splendida Villa dei Papiri sia appartenuta a a Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Gaio Giulio Cesare e deve il suo nome al ritrovamento di una biblioteca con quasi duemila papiri carbonizzati ma ancora leggibili attraverso opportune tecnologie. Dopo l'eruzione del 79 d.C. La struttura finì sotto oltre venticinque metri di materiale vulcanico ed ancora non è stata completamente liberata.

    Durante gli scavi invasivi attraverso cunicoli voluti dai Borboni, che poterono così recuperare molto materiale di grande pregio artistico divenuto patrimonio del museo archeologico di Napoli , Karl Weber tracciò le piante dell'edificio utilizzate in seguito da Jean Paul Getty per costruire a Malibù una copia della villa da destinare a sua abitazione ed ora divenuta museo.

     

     

    La villa è stata costruita in una posizione esclusiva ovvero a strapiombo sul mare e doveva godere di una vista invidiabile sul Golfo di Napoli.

    Lunga ben 250 metri e costruita su tre livelli aveva la porta di ingresso affacciata sul mare e vi si accedeva attraverso un portico con colonne. Il peristilio, (il portico che circondava il giardino interno), è lungo cento metri e in posizione centrale nel giardino ha una piscina.

    Da questa struttura provengono 58 statue in bronzo e 29 in marmo di alto pregio tra cui il famoso Pan con la capra noto più per la rappresentazione scabrosa che per il valore artistico pur innegabile.