Hic habitat felicitas
Il Lupanare di Pompei rappresenta una delle mete irrinunciabili per moltissimi visitatori. Si tratta di un edificio a due piani riservato esclusivamente aall'esercizio della prostituzione. Non che in città non esistessero altri bordelli ma in genere erano situati nelle camere superiori di osterie e case private e non dislocati in un edificio ad hoc.
L'ambiente è composto da 5 celle al piano terra e 5 al piano superiore e all'interno di ogni ambiente è posizionato un letto in muratura su cui venivano sistemate delle stuoie o dei materassi.
A destare interesse sono i dipinti a soggetto erotico sistemati sulle porte di accesso alle stanze, una probabile "reclame"delle prestazioni in cui la prostituta alloggiata eccelleva oppure un semplice modo per distinguere le varie stanze.
Il lupanare, trovandosi all'incrocio tra due strade secondarie, non è proprio facilissimo da individuare ma non disperate, mettetevi nei panni di un antico pompeiano e fate come lui, seguite i falli incisi sul basolato o su alcune pietre inserite sulle facciate delle case.
Non esistendo Internet all'epoca i giudizi dei clienti sulla prestazione ricevuta non venivano affidati ai siti di recensioni on line ma incisi direttamente sui muri, ne sono stati trovati circa 120.
Perchè si chiama lupanare?
Nel Lazio antico si venerava la dea Lupa e presso il suo tempio le sacerdotesse praticavano la prostituzione sacra ovvero finanziavano il tempio concedendosi a pagamento ai fedeli. Queste donne venivano chiamate lupe perchè attiravano le attenzioni degli uomini ululando come i lupi.
I romani in seguito sostituirono la dea Lupa con il dio Luperco a cui dedicarono la festa dei lupercalia. Il nome lupa passò dalle sacerdotesse della dea alle normali prostitute e quindi i luoghi dove avveniva la prostituzione venivano definiti lupanari
Gli antichi romani si proteggevano dalle malattie veneree?
C'era un metodo che poteva essere equiparato al nostro profilattico. L'intestino di pecora essiccato impediva contagi ed era riutilizzabile, dopo il rapporto veniva lavato.
È probabile che anche presso i lupanari qualcuno usasse metodi simili.
Secondo alcuni studiosi, i legionari avevano come dotazione questa specie di preservativo e la cosa non stupirebbe, i soldati sono sempre stati i maggiori utenti delle prostitute ed è ragionevole pensare che i comandanti volessero evitare epidemie.
Qual era la gerarchia delle prostitute?
Innanzitutto la prostituzione a Roma non era esclusivamente composta di schiave ma di un mondo variegato e composito dove sia donne che uomini si prostituivano e dove molti potevano gestire in maniera autonoma la loro professione.
La lena (non raramente la madre della ragazza) o il leno erano quelli che sfruttavano la prostituzione affittando la stanza ad una ragazza o facendola lavorare presso una taverna o un lupanare. Da questo nome deriva il nostro termine lenocinio.
Di alcune prostitute di alto bordo si sa che avessero accumulato un grande capitale e si ritiene che le attrici e gli attori all'occorrenza si prostituissero.
Delicatæ o famosæ
Erano l'equivalente delle nostre escort, colte e raffinate si rivolgevano ad un pubblico danaroso.
Lupae
Ricordo delle antiche sacerdotesse, esercitavano la loro professione nei lupanari
Bustuariæ
Si prostituivano presso i monumenti funebri, non perché avessero un particolare gusto per l'orror ma perchè si trattava di luoghi isolati e poco frequentati dove poter star tranquilli.
Scorta erratica
Le lavoratrici su strada, le passeggiatrici che ancora oggi affollano le aree periferiche delle città .
Blitidæ
lavoravano nelle taverne
Forarie
Lavoravano sulle strade di campagna
Fornices
Lavoravano sotto gli archi (fornices), il termine fornicare viene da questa pratica. Gli archi sono un elemento architettonico molto diffuso a Roma specie nella costruzione di acquedotti, ponti e strutture sportive. Questo tipo di strutture si trovavano all'esterno dell'ambiente urbano e offrivano un minimo di riparo.
Quadrantariae
Prostitute veramente economiche che prendevano un quarto di asse per ogni prestazione.
Diabolaiæ
Praticamente le donne più diseredate della società romana. Si prostituivano nei quartieri più miseri delle città . Potevano attrarre una clientela del livello più infimo e con capacità di spesa prossima allo zero.
Per conoscere meglio il fenomeno della prostituzione presso la società romana:
- Catharine Edwards - Unspeakable Professions Public Performance and Prostitution in Ancient Rome - Princeton University Press - 1997 -
- Thomas A. McGinn - The Economy of Prostitution in the Roman World: A Study of Social History and the Brothel - University of Michigan Press - 2004 -
- Thomas A.J. McGinn, Prostitution, Sexuality and the Law in Ancient Rome, Oxford University Press, 1998 -
- Jill Harries - "Men without Women: Theodosius' consistory and the business of government" -Kelly, Christopher - Theodosius II: Rethinking the Roman Empire in Laten Antiquity - Cambridge University Press - 2013 -LA PROSTITUZIONE NELL'ANTICA ROMA